lunedì 2 luglio 2012

La Libertà







A Carlo Vinci

Occhi, occhi di luce, sguardi di Vita,
musica interrotta, ritorno a casa, silenzio.
Frantumi di bicchieri rotti, solitudine amara.
Ma in fondo, chi sei? Chi sono?
Il Nulla. Due fasci di luce che si incontrano
in un oceano senza fine, immerso
tra spigoli di Cielo.
Grazie per esserci.



Poesia

Ombra, vita, luce, silenzio.
Svolta, rientro, paura, urlo di vita.
Marlon Brando ti stringe, ti cavalca nudo,
con una sella dorata. E tu non dai Nulla,
tu sei il Nulla, una striscia di sogni,
irta di spine.
Nessuno ha il coraggio d'affrontarti,
nessuno saprà mai chi sei.
E tu giri spavaldo, come fiore nel Cielo,
come bomba nel mare.
Solo Lui, Marlon, sa dire chi sei.
E tu? Finalmente sorridi ...
Poesia dimenticata nel cuore degli illusi.





Capri

Labirintica e serpentesca,
striscia subdola,
ti aspira e se vuole ti rigetta.
Si avvolge su se stessa e si
contorce in mille modi capziosi,
basta cedere un po' alle sue lusinghe
e lo stesso luogo una volta
si mostra con una faccia
e un'altra volta con un'altra
completamente differente.
Ha in sé il fascino e la seduzione
dell'ambiguo.
È la più femmina delle femmine...
Ha le labbra morbide e ben disegnate...
È l'unico mio rifugio,
mi placa l'anima,
Per questo la Amo e la Vivo!


Seduzione

La comprendo e l'ammiro anche,
ma spesso fa arrabbiare
per i suoi eccessi alternati
a sofisticate diffidenti chiusure.
È un'amica preziosa,
Sente il gusto e la
maledizione di vivere.
È un gomitolo di perle
avvolto in una spirale d'Immenso!
Nessuno sa resistere!
È la vita.







Straniamento

Spirito di Vendetta,
ironia, senso del grottesco,
dell'umorismo, carenza metafisica,
o mancanza d'amore,
ma qualunque cosa sia,
la si accetta ...
Estasi, sogno ...
Paura di vivere
E mi chiedo ... Perché!
Sempre!



























lunedì 23 aprile 2012

La Poesia è un viso di donna


La Poesia è simbolicamente un viso di donna, dagli occhi di pietra lucente, poggiato su un cavallo bianco, in volo, in una prateria azzurrata e con al collo una splendente Pietra di Luna.
Non è un sogno è una visione onirica, a cui si può assistere anche da svegli e ogni volta è una forte emozione, è tutta una novità. Sembra il sogno realizzato della Sinfonia Ɲ°3 di Saint-Saëns. Vedendo e ascoltando verrebbe da scrivere: “Immenso è l'Universo”. Il mondo invece è una piccola palla di materia. E molte volte l'amore è violenza e la violenza è la prova della negatività che prende il sopravvento. É un guazzabuglio incredibile. Si deve lasciare stare l'Amore, non c'è cosa che si muova senza l'Amore. Eppure nessuno ci pensa... Ci si getta a scrivere come un vaso che trabocca. Un vaso traboccante di sensi di colpa. Non si ha voglia di decidere.
Si può essere Poeti, Musicisti o assassini, perché il rapporto tra le cose è friabile. Bisogna permettere di fare sbagli, capire e far capire di essere degli esseri umani, solo così si può non essere assassini.
John Cage
Bisogna accettare, come Jim Morrison, di essere ubriachi, e, invece di cantare, cominciare a parlare direttamente con il pubblico, e scambiare il cappello con un poliziotto e poi finalmente cantare tra la folla in delirio. Jim, il contrario di John Cage... la trasgressione e la semplicità del sorriso e tutto era Musica. E tutto era Poetica Umanità.
John ha lasciato il messaggio del sorriso. Un ultimo incantesimo che sempre ci legherà al suo ricordo.
Albert Camus
Si chiedono ancora, gli ispirati, perché possono essere considerati Poeti i musicisti, i cantautori o gli artisti da strada, quando in Italia abbiamo un Montale premio Nobel... Semplicemente, perché questi uomini veri sanno sbagliare con il Cuore e non con le simbologie dei versi. Si può essere Poeti anche se ci si lega ai ritmi della Danza, importante è dare armonia e ritmo alle emozioni. Emozioni che soprattutto la conoscenza dei Francesi riuscivano a fare vivere. Sia gli Esistenzialisti, sia i Simbolisti. Sartre, Camus, Queneau, Rimbaud, Verlaine, per citare i primi. Tutto diveniva un binocolo per mettere a fuoco orizzonti di un interesse eccezionale. Interesse indagato il più possibile con l'unico stimolo che mi assorbisse davvero: disegnare, dipingere idee e trasformarle in versi, liberi, anarchici e sognanti. Per me era creare una sorta di normalità, nell'anormalità. Per essere poeti bisognerebbe avere la forza di un gigante nel cuore e nelle mani.
Il colore intimo che un poeta vero deve avere e sopportare è pesante e quasi disumano. É come lavorare in fonderia. Forgiare, tornire i metalli-idee.
Essere Poeti, fa mettere a nudo, è come stare, per un attore, su un palcoscenico, con i fari sparati addosso: non vede nessuno davanti a sé, ma sa che, loro, il pubblico, lo vede benissimo, e allora trema, vibra, sa che in poco tempo deve raggiungere i cuori: conquistarli.
Bisogna essere lucidi e sobri per scrivere Poesie Vere, altrimenti, sotto l'effetto di altri effetti, si crede di aver scritto il sublime del sublime e si è solo accumulato carta straccia e si prova la vergogna, l'imbarazzo di non poter tornare indietro e cancellare dalla lavagna mentale una scemenza scritta in un momento di stoltezza. E per un Poeta sarebbe la fine!
Il Poeta non è un depresso, ha sì un certo lato malinconico, ma la genialità, la sorpresa, il guizzo dell'ironia deve prevalere.
La Poesia è una sorta di ingenuità che invece è dentro la natura: ma natura letta da una scienza esatta, non dalla Fisica, né dalla Matematica, ma dalla suggestione, dalle psicologie che spesso sottolineano Vissuti carichi di Paure.
Può essere il cambio tra Piacere e Dolore. E questo simbolo di rivela la grazia più grande che un'anima sensibile può concedere. Un incontro tra Follia e Santità che si traduce in una sorta di “Delirio d'Amore”. Un intrecciarsi di eventi e di ideologie molto lontano dalla sensibilità attuale, che andrebbe affrontato con l'abito dello “Storico” per valutare la portata e l'influenza sulle vicende esistenziali.
La Poesia come una bambina capricciosa...
Forte la poesia è e rimane quella piccola bambina tenera, provocatoria, capricciosa che si dovrebbe prendere per mano, per diventarne sorella veramente, e dimostrare quell'amore che è sempre stato e purtroppo sempre sarà difficile da esprimere.
Il Poeta irlandese Yeats diceva che la gloria di un uomo è definita dagli amici che ha avuto. Io aggiungerei e dai Poeti che ha letto e vissuto.
Ed è tutto qui... Grazie!


Maria Adelaide Gallo

mercoledì 11 aprile 2012

ricordando Lucio Dalla



Ora sono un Angelo

Ora sono un Angelo,
una palla, un Angelo Papalla
e mi chiamavano Lucio Dalla.
Dalla, dalla la palla,
chi la prenderà... ?
Occhi sgranati, di ghiaccio,
colmi di luce, senza orbite,
espressione da palla
in simil avorio,
inseguita da stecche,
su un biliardo in cattivo stato...
Che fine hai fatto Lucio Dalla... ?!
Sei ora notte precoce
su una giovinezza maldestra e solitaria.
Questo è ciò che una falsa sapienza
inutile e vuota provoca,
su una faccia tonda,
da pallore, più dura di un sasso.
Dalla, Dalla, Dalla al mondo questa palla,
per coprire nel fondo, un buco
sempre più nero e profondo...
Eppure basterebbe tanta ingenuità
per diventare e rimanere
Angelo tondo, tondo e buono
e con la gioia, giocare proprio a palla...
A palla nel Cielo e nella terra
e gridare a testa in su e...
Dalla, Dalla questa palla...
Solo così sarai un balla, balla Ballerino
di un mondo lontano e sempre più vicino.

Maria Adelaide Gallo




Una valigia di perplessità

Ora che te ne sei andato
tutti dicono che sei saggio
che porti la verità...
Quale è la tua vita nuova?!
Tu non hai più difetti...
Mamma mia che rabbia ci fai!
Chissà, chissà domani
su che cosa d'altro
metteranno le mani...
E tu, Lucio, da lassù
amaramente ancora sorriderai...
Come un altro cioccolatino
in una terra ancora straniera,
libertà e perline colorate,
ecco quello che ancora ci darai
con una valigia di perplessità.
E tu, colonna sonora,
di un sogno dipinto di realtà,
non puoi sfinirci
con questo assurdo gioco
che molti chiamano Amore!
Almeno tu, Lucio, dicci
ancora Perché...
Perché, per poter vivere
un giorno ancora con te...
con te, senza neppure sapere Perché?

Maria Adelaide Gallo




E tu Vagabondo

Aureole da Santo non ne hai
e vagabondo per il Cielo te ne vai
e a modo tuo chiedi al mondo
quel rispetto che ora dai!
Eppure, Lucio,
ti ho portato qualcosa che ti piacerà:
ecco il giornale e un
pacchetto di sigarette, le tue,
solo per te... solo per te
lo sai, ma la tua mano
è così piccola ormai
e mi sfuggirà per sempre!
Tu, Lucio, mi dirai
anche qui decido io,
i tuoi gesti, le tue parole
mi diranno che ci sei stato
e ci sarai...
E a modo tuo...
sempre tu solo deciderai
e racconterai delle
due formiche che
facevano l'amore
all'angolo di una strada oscura...
e ancora riderai
e piangerai lacrime di sogno
e vorrai tornare...
Ma tornare non potrai,
perché tu, Lucio, non sei partito mai,
e sempre sarai padrone del destino... E vai!!

Maria Adelaide Gallo




La tua è una morte viva

Ti ricordi Lucio,
di quel Cielo matto di Marzo
e di quel nostro incontro
che ti portava lontano
verso il mondo nuovo
che volevi per forza raggiungere
ad ogni costo, costi, costi, quel che costi?!
Io ti lasciai libero di andare
per farti ancora volare!
Ma tu, Lucio, avrai pure
un telefono vicino... non farci più aspettare...
dai, chiamaci ancora dai,
e noi saremo lì, solo e ancora per te!
Ora sei figlio di una stella,
di una stella sbarazzina,
mettiti una nuova maglietta
e un'altra collanina...
i tempi stanno per cambiare
e solo tu, Lucio, ora lo sai!
La tua è “Una Morte Viva”,
sorridi, e danza a tutto tondo,
sei l'ospite d'onore di quel
lungo ballo che farà per sempre tacere il mio cuore...
E tu, invece, mangerai le nuvole
e la tua fame
insieme alle tue collane
ti dovevano guarire!
E invece tu, ultimo clown cialtrone,
te ne sei volato e ci hai lasciato... !
Ma non è finita sai... E tu Ritornerai... Ritornerai!

Maria Adelaide Gallo

mercoledì 4 aprile 2012

Cotone


"Ave Maria, gratia piena ... "
Preghiera di una single per vocazione.

Salve, buonasera, ci vediamo, ti vengo a prendere ...
Quanto la fate lunga! Se avete qualcosa da dire, ditelo subito o tacete per sempre. Stop! Basta parole. Basta, andatevene!
Voglio restare sola e mettermi a leggere! 
Leggere poi è una stravaganza per me... perché mi stanco subito, mi viene il mal di testa e a parte un po' di Vite dei Santi e qualche opuscolo ecclesiastico, dono di Don Peppino, e Cuore e i Promessi Sposi in edizione purgata e ridotta, non ho mai letto volentieri niente.
Io, che esisteva una Monaca di Monza e con i baffi addirittura... e con i capelli rossi infuocati, l'ho saputo solo un paio di anni fa dal telesceneggiato col trio Lopez – Marchesini - Biscardi... Figurarsi!
Mi hanno dato un diploma chiudendo un occhio un po' qua e un po' là. 
In fondo servo a dare coraggio agli afflitti e a dimostrare dove si può arrivare con la forza della fede, un po' di memoria e con l'aiuto del tenente dei carabinieri!
Questa mia casetta è l'ideale rifugio per una come me, dove allevare perfino qualche gatto bastardino, con tutto l'indispensabile per il cibo, il sonno e la pulizia personale. C'è persino il televisorino. 
La mia casa è una manna dal cielo.
Sono nata disgraziata, ma con il passare degli anni sono riuscita a non schiattare, a rinsavire e a mettermi nelle mani del Signore.
Ogni notte finisco per trovarmi umanizzata, inginocchiandomi davanti al mio crocifisso tenuto insieme dallo scotch e appeso alla brandina. E tutto, dopo aver sognato e pregato e ringraziato, si esaurisce con il solito intenso formicolio doloroso... ma per fortuna passa presto!
Non mi interessa di voi! Non mi importa della gente. La gente può ormai ascoltarmi, sorridere, stringersi nelle spalle, trattarmi da matta! Che importa, è tutta invidia! E più loro ingrigiscono, più io fremo, rabbrividisco di piacere!
Insultatemi! Avanti! Insultatemi! Ed io sarò bella, sempre di più! Sempre di più!
Fa che venga un po' di buio. Fa un po' più di buio, Signore, ti supplico! Ho voglia di preghiera, di cielo, di buio, di Dio, di tisane di tiglio nel bicchiere buono. Al diavolo! Al diavolo il mondo... Che se ne vada tutto al diavolo!
Ho bisogno solo di me. Dovrò pure trovare il modo di fuggire. Mio Dio, sono vuota, non trovo più nulla. Sono in crisi di astinenza di insulti... sono sfibrata!
Che brutte palpebre ho, sarà meglio che mi vada a lavare.
Brontolo troppo è vero, ma sono affascinata dal mio continuo borbottio punteggiato di affermazioni stravaganti.
Ormai i miei abiti sono i miei pensieri. 
Un tocco di originalità e grazia che voi non riuscirete mai ad ottenere, anche se voi acquistate abiti veri che sono solo brandelli di stoffa di cotone colorati, in negozi di lusso, che costano cinque volte i miei.
Mai in vita mia ho fatto sogni d'amore, un sentimento ben lontano dai miei pensieri, anche se voi, incapaci di credere che si possa vivere senza un piccolo sprazzo di innamoramento, mi avete attribuito relazioni amorose inventate, rivelando la vostra fragilità.
In me l'orgoglio ferito è emozione. Non ha giocato la sua parte come su tante donne, perché non sono affetta da grandi complessi di inferiorità.
Avete idee antiquate! Per voi il matrimonio... è il matrimonio, e l'adulterio una cosa sbagliata. 
Vi sposate, e poi cosa trovate, una piccola casa vuota e polverosa da sistemare. Dovete vedervi correre per le stanze, aggrappate all'aspirapolvere. All'improvviso si imbizzarrisce e comincia a schizzare come una freccia e voi urlate e chiedete aiuto.
Prendete la caccia ad esempio. Secondo me i lavori domestici sono molto più faticosi e rischiosi della caccia, non c'è paragone. 
E poi dopo la caccia ci davano le uova all'ora del té e ci facevano riposare per qualche ora .. Invece dopo che hai fatto le faccende di casa... tutti si aspettano che tu vada avanti come se non fosse successo nulla di speciale.
Per questo Dio non ha voluto che fossi una moglie, ma una puledra fuggiasca.
Si è fatto troppo tardi, ed il treno vicino alla finestra avanza nella notte ... rivedo la mia vita senza un grande amore, né una grande felicità... un successo tutto sommato.
Il treno rallenta e noto nello scompartimento Parigi-Milano tre grossi francesi dormienti e una donna piangente in piena solitudine... sorrido... e in un attimo è mattina.
La mattina presto la città ha un aspetto allegro e indaffarato. Una promessa di cose deliziose che verranno, un profumo ottimista di caffè e croissants, che non si trova altrove. 
La gente accoglie il nuovo giorno come se avesse la certezza che le piacerà. C'è l'orchestra dei clacsons, il fischio dei vigili.
E io?...
Io mi unirò virtualmente a coloro che hanno passato la notte nei locali notturni e andrò finalmente a riposare.

Inizio a pregare: «Ave Maria, gratia piena, dominus tecum... ».

Canapa


"Un sorriso, un bluff, uno schiaffo ... "

Un sorriso, un bluff, uno schiaffo...
Lui senza di me non può stare... io senza di lui sì. Non voglio che lui dica: «Questa è la mia donna ... ».
Io sono MIA, eppure vorrei che lui tornasse con me, che si innamorasse di nuovo di me.
L'ho lasciato io e non mi aveva neppure tradito... Ora sono disperata, per cui pensando a lui devo credere di aver smarrito una bicicletta. 
Come si fa con le biciclette perdute? O la trovi subito o non la ritrovi più. 
Ora lo volete un consiglio? Restate con i vostri fidanzati. Restateci insieme, non lasciateli, perché dopo ve ne accorgerete, non sapete quello che perdete. 
Cosa? L'amore non esiste?! Come si può sostenere che l'amore non esiste se uno impiega tante energie, soffre, è felice, è contento, sopporta tutto, o addirittura lascia ogni cosa?
L'amore esiste eccome... E' una malattia del cervello, un incontro tra due nevrotici. All'inizio si sente qualcosa, forse solo un batticuore per l'emozione che può dare la conquista. Ma poi tutto finisce e non resta che la calma piatta.
E adesso sto sola. E la sera che faccio? Ripenso a tutte le cose che io e lui ci raccontavamo quando stavamo insieme... Sto bene così? Mi fa piacere stare così?... No, sto male, mi darei una schiaffo!!! Io sto male e voi che fate... ridete? Mi sembrate tutti pazzi, come se aveste caricato casse di cocaina su un idrovolante e vi dichiaraste normali. Ma chi è normale?
Io non accetto, io non sopporto, io non voglio, ma non mi arrendo. Voglio restare per me e per gli altri un eterno enigma, altro che ridere! E non lamentatevi mai... sarà la vostra fortuna!
Gli amori giovanili? Sì certo, ma ne ho avuti anche dopo, anche ora per dire, e hanno coperto e annullato i primi. Queste sono le nostalgie più forti.
Qual'è il mio uomo più importante? Ma quello che devo ancora incontrare... no?! Cos'è la coppia? E' un nuovo gelato di crema con un po' di champagne.
Basta piangere. Per Dio, che sciocca sono, perché mi lamento, mi sono forse bagnata? Sbagliato! Sono fiera, contentissima. E' un momento molto bello. Le farfalle sono libere e le stelle sono eterne, non ho tempo per rivivere il passato. Gli amori? Piccole storie di piccola gente che non grida. 
Non mi ama più? Chi se ne frega, perché l'unica cosa che non vorrei ora è rincoglionirmi. Anzi per rincuorarmi accendo il video e mi sparo un bel Viale del tramonto. Non sono una ragazzina che va per "disco" e i bei Nights non esistono più. Alla mia età voglio essere rispettata. Io non rompo le scatole a nessuno.
La verità è che bisogna accettare fino in fondo di rimanere soli. Però bisognerebbe farlo con serenità e saggezza... E io non ne sono capace, nessuno al mondo ne è capace. Lo sappiamo fin dal momento in cui nasciamo.
E' una meraviglia se possiamo ancora mettere assieme un'idea. Ci nutriamo dei nostri veleni e viviamo nella terra di nessuno. Ma chi ha mai pensato a contestarci?
E se lo facessi io? Sarebbe troppo tardi, sarebbe proiettare un film claustrofobico in bianco e nero con velature grigie. Scusate il ritardo.
Cambiamo pagina! E se pensassi a un funerale? Non sarebbe la stessa cosa? Cosa rappresenta meglio la claustrofobia che i parenti del morto radunati in una stanza a prendere il caffè? Tra le persone vestite di scuro che parlano sottovoce mentre bevono il caffè emergono i piccoli e i grandi drammi della vita del protagonista: il morto. I problemi irrisolti, la sua insoddisfazione, la rivalità con i fratelli, l'insofferenza per gli amici appiccicosi, i corteggiamenti, etc,etc. 
E' proprio la vicinanza che crea la claustrofobia per manifestare il malessere. Meglio allora una solitudine disinvolta e guardare fuori la finestra ...
Il giardino si estende davanti a me in una morbida deriva, i colori si mischiano in tutti i modi possibili: un letto sfatto di verdi, di bruni, di aranci, di rossi, di gialli, di rosa. Non sono sola ho il mio cane, un cane vecchio. Striscia ora fuori da sotto il mio letto perennemente colorato, muove la coda, si mette dritto sulle zampe, mi annusa, mi guarda fisso e poi si allontana lentamente, lentamente, camminando tutto storto. Questa è la calda tenerezza.
Il campanello spezza l'incanto.
Vado lentamente verso la porta. Apro incuriosita. Lo vedo: è lui! E' tornato da me con un fiore in mano, che stupido!
«Ciao capra!», «Ciao montone!».
E' tardi non ti voglio più!
Chiudo la porta adagio e mi allontano riavvinta dalle mie fantasie di canapa. 
Un sorriso, un bluff, uno schiaffo... la vita pian piano se ne va.

Lana


“Cinema? E a cosa serve mai?”

Le chiusi gli occhi, le truccai scrupolosamente le palpebre con il khol, le pettinai i capelli e la vestii con la sua più bella camicia in lana pura e vergine. Era alta, forte, dai lineamenti dolci, ma con una espressione ermetica e taciturna. Pian piano sotto la luce fredda dei riflettori acquistò la sembianza di un giaguaro ed imparò ad orientarsi.
Smise di sorridere. La sua faccia divenne dura, la pelle del colore della terra, l'occhio asciutto. La sua solitudine era peggio della fame. Era diventata a poco a poco un animale della foresta, tutto istinto, riflessi, slanci, nervi, ossa, muscoli, pelle, fronte aggrottata, mascella stretta, ventre teso. 
Qualcosa di tiepido cresceva dietro l'apparente durezza e il silenzio, qualcosa che la stupì più di qualsiasi altro mutamento subito fino ad allora.
Cominciò ad amare i suoi compagni, voleva dare la vita per loro, sentiva il desiderio di abbracciarli e dire loro: «Ti voglio bene». Poi quel sentimento si estese fino a comprendere tutta la folla anonima che si sarebbe radunata composta davanti allo schermo. E allora capì che la rabbia si era trasformata... Non rimpiangeva neppure più l'amore perduto, semplicemente pian piano si era lasciata sprofondare nell'indolenza per cui aveva sempre avuto vocazione.
"Questa volta sono stata molto brava", pensai vedendo il risultato. E intanto iniziarono a sfilare davanti ai miei occhi ipnotizzati migliaia di fotogrammi, metri e metri e metri di rigida coinvolgente pellicola, come un lungo film non ancora finito. Erano i ricordi della prima frangia dell'adolescenza, della giovinezza. 
Le discussioni su come pagare la bolletta della luce, della Sip... le condizioni di casa un po' precarie... neanche un po': molto.
Sono queste le storie che hanno segnato di più la mia vita, mi ripeto, finalmente libera e spogliata nel mio comodo letto, unico lusso che mi sono concessa. Sì queste storie, più del cinematografo, dei soldi, delle persone.
Un'attrice faceva impazzire per il problema di un'ombrosa barbetta? Io pronta: «Si rimedia con il trucco». 
Per me il cinema significava soprattutto lavorare, guadagnarmi il pane. Per gli altri, i più, è un modo stupendo per confermare antiche tradizioni che la gente conserva come un tesoro. Peccato che non ero io la creatrice, né tantomeno la proprietaria di quel tesoro. 
So tutto questo e anche di più. Son la più lucida. E me ne rallegro, almeno mi eviterò le canzonature. Chissà perché pretendono tanto da me, che in fondo c'entro così poco con tutta la cosa... Tutti quanti pigliano un premio prima o poi, ringraziano e se ne vanno. 
Io no, mai... Eppure sto sempre lì come un albero, come una sedia. Tutti mi cercano, mi chiamano... e poi?... Arrivederci e grazie. E io a ripetere: «Sono contenta. Grazie e arrivederci».
Se potessi inventare qualcosa, inventerei un gabinetto, perché lì sui sets fanno proprio schifo. Per la prima volta sorrido. Quante file per occupare un posto in quegli pseudo scatoloni maleodoranti. Quasi quasi conviene portarsi la sedia da
casa. 
E avanti pure... Scuoto la testa... già pronta a scusarmi se avevo potuto pensare una cosa così... Eppure anche questo è cinema.
E intanto mi risistemo la frangetta rossa, alta in testa che mi dà un'espressione buffa da civetta. 
Ho sempre sognato per me un maschio occhialuto. Io invece ho gli occhi di un bel nocciola rosato, un naso a becco molto invitante, sono alta, ben proporzionata, un po' androgina, ma sul femminile, per via di due bei pompelmi rosa situati un po' sotto il collo. 
Sono una figlia unica maggiorenne e maggiorata e tutta ancora da maritare. Sono un'innocente, non mi sono mai riconosciuta nella figura di un capo.
"Accettatemi come sono", vorrei dire, "la vita è bella... cerchiamo di viverla insieme!". Mi alzo. E' già un quarto alle sei, presto per alcuni, troppo tardi per me... un incubo.
Si rincomincia... Un'altra corsa sul set... Altri specchi, altri piumini, altri pennelli, altri fards, altri khols... Basta... basta. Prima una, sotto un altro, poi, ancora lei, ... oh, ... non è possibile. Tutto uguale, si rincomincia ... e lei che mi sussurra: «Merci chèrie, toi, tu me fais très sensuelle».
Apro una finestra e vedo una fila di ometti, piccolini, che portano delle grandi scenografie , forse per il film Il ritorno di Godzilla 2, la vendetta! Magari... , penso, finalmente una cosa seria! A molti sembra scandaloso, a me sembra addirittura banale il triangolo marito – moglie - amante. Nel cinema invece è norma.
Tutto piatto, tutto uguale.
Finzione e basta.
E tutto sembra così vero, così entusiasmante, così utile...

Cinema, cinema ancora cinema... E a che cosa serve mai?