Disperato Erotico Stomp
Il blog di Poesia Alternativa di Maria Adelaide Gallo
mercoledì 4 luglio 2012
lunedì 2 luglio 2012
La Libertà
A Carlo Vinci
Occhi, occhi di luce, sguardi di Vita,
musica interrotta, ritorno a casa, silenzio.
Frantumi di bicchieri rotti, solitudine amara.
Ma in fondo, chi sei? Chi sono?
Il Nulla. Due fasci di luce che si incontrano
in un oceano senza fine, immerso
tra spigoli di Cielo.
Grazie per esserci.
Poesia
Ombra, vita, luce, silenzio.
Svolta, rientro, paura, urlo di vita.
Marlon Brando ti stringe, ti cavalca nudo,
con una sella dorata. E tu non dai Nulla,
tu sei il Nulla, una striscia di sogni,
irta di spine.
Nessuno ha il coraggio d'affrontarti,
nessuno saprà mai chi sei.
E tu giri spavaldo, come fiore nel Cielo,
come bomba nel mare.
Solo Lui, Marlon, sa dire chi sei.
E tu? Finalmente sorridi ...
Poesia dimenticata nel cuore degli illusi.
Capri
Labirintica e serpentesca,
striscia subdola,
ti aspira e se vuole ti rigetta.
Si avvolge su se stessa e si
contorce in mille modi capziosi,
basta cedere un po' alle sue lusinghe
e lo stesso luogo una volta
si mostra con una faccia
e un'altra volta con un'altra
completamente differente.
Ha in sé il fascino e la seduzione
dell'ambiguo.
È la più femmina delle femmine...
Ha le labbra morbide e ben disegnate...
È l'unico mio rifugio,
mi placa l'anima,
Per questo la Amo e la Vivo!
Seduzione
La comprendo e l'ammiro anche,
ma spesso fa arrabbiare
per i suoi eccessi alternati
a sofisticate diffidenti chiusure.
È un'amica preziosa,
Sente il gusto e la
maledizione di vivere.
È un gomitolo di perle
avvolto in una spirale d'Immenso!
Nessuno sa resistere!
È la vita.
Straniamento
Spirito
di Vendetta,
ironia,
senso del grottesco,
dell'umorismo,
carenza metafisica,
o
mancanza d'amore,
ma
qualunque cosa sia,
la
si accetta ...
Estasi,
sogno ...
Paura
di vivere
E
mi chiedo ... Perché!
Sempre!
lunedì 23 aprile 2012
La Poesia è un viso di donna

Non
è un sogno è una visione onirica, a cui si può assistere anche da
svegli e ogni volta è una forte emozione, è tutta una novità.
Sembra il sogno realizzato della Sinfonia Ɲ°3 di Saint-Saëns.
Vedendo e ascoltando verrebbe da scrivere: “Immenso è l'Universo”.
Il mondo invece è una piccola palla di materia. E molte volte
l'amore è violenza e la violenza è la prova della negatività che
prende il sopravvento. É
un guazzabuglio incredibile. Si deve lasciare stare l'Amore, non c'è
cosa che si muova senza l'Amore. Eppure nessuno ci pensa... Ci si
getta a scrivere come un vaso che trabocca. Un vaso traboccante di
sensi di colpa. Non si ha voglia di decidere.
Si
può essere Poeti, Musicisti o assassini, perché il rapporto tra le
cose è friabile. Bisogna permettere di fare sbagli, capire e far
capire di essere degli esseri umani, solo così si può non essere
assassini.
![]() |
John Cage |
John
ha lasciato il messaggio del sorriso. Un ultimo incantesimo che
sempre ci legherà al suo ricordo.
![]() |
Albert Camus |
Essere
Poeti, fa mettere a nudo, è come stare, per un attore, su un
palcoscenico, con i fari sparati addosso: non vede nessuno davanti a
sé, ma sa che, loro, il pubblico, lo vede benissimo, e allora trema,
vibra, sa che in poco tempo deve raggiungere i cuori: conquistarli.
Bisogna
essere lucidi e sobri per scrivere Poesie Vere, altrimenti, sotto
l'effetto di altri effetti, si crede di aver scritto il sublime del
sublime e si è solo accumulato carta straccia e si prova la
vergogna, l'imbarazzo di non poter tornare indietro e cancellare
dalla lavagna mentale una scemenza scritta in un momento di
stoltezza. E per un Poeta sarebbe la fine!
Il
Poeta non è un depresso, ha sì un certo lato malinconico, ma la
genialità, la sorpresa, il guizzo dell'ironia deve prevalere.
La
Poesia è una sorta di ingenuità che invece è dentro la natura: ma
natura letta da una scienza esatta, non dalla Fisica, né dalla
Matematica, ma dalla suggestione, dalle psicologie che spesso
sottolineano Vissuti carichi di Paure.
Può
essere il cambio tra Piacere e Dolore. E questo simbolo di rivela la
grazia più grande che un'anima sensibile può concedere. Un incontro
tra Follia e Santità che si traduce in una sorta di “Delirio
d'Amore”. Un intrecciarsi di eventi e di ideologie molto lontano
dalla sensibilità attuale, che andrebbe affrontato con l'abito dello
“Storico” per valutare la portata e l'influenza sulle vicende
esistenziali.
![]() |
La Poesia come una bambina capricciosa... |
Il
Poeta irlandese Yeats diceva che la gloria di un uomo è definita
dagli amici che ha avuto. Io aggiungerei e dai Poeti che ha letto e
vissuto.
Ed
è tutto qui... Grazie!
Maria Adelaide Gallo
mercoledì 11 aprile 2012
ricordando Lucio Dalla
Ora
sono un Angelo
Ora
sono un Angelo,
una
palla, un Angelo Papalla
e
mi chiamavano Lucio Dalla.
Dalla,
dalla la palla,
chi
la prenderà... ?
Occhi
sgranati, di ghiaccio,
colmi
di luce, senza orbite,
espressione
da palla
in
simil avorio,
inseguita
da stecche,
su
un biliardo in cattivo stato...
Che
fine hai fatto Lucio Dalla... ?!
Sei
ora notte precoce
su
una giovinezza maldestra e solitaria.
Questo
è ciò che una falsa sapienza
inutile
e vuota provoca,
su
una faccia tonda,
da
pallore, più dura di un sasso.
Dalla,
Dalla, Dalla al mondo questa palla,
per
coprire nel fondo, un buco
sempre
più nero e profondo...
Eppure
basterebbe tanta ingenuità
per
diventare e rimanere
Angelo
tondo, tondo e buono
e
con la gioia, giocare proprio a palla...
A
palla nel Cielo e nella terra
e
gridare a testa in su e...
Dalla,
Dalla questa palla...
Solo
così sarai un balla, balla Ballerino
di
un mondo lontano e sempre più vicino.
Maria
Adelaide Gallo
Una
valigia di perplessità
Ora
che te ne sei andato
tutti
dicono che sei saggio
che
porti la verità...
Quale
è la tua vita nuova?!
Tu
non hai più difetti...
Mamma
mia che rabbia ci fai!
Chissà,
chissà domani
su
che cosa d'altro
metteranno
le mani...
E
tu, Lucio, da lassù
amaramente
ancora sorriderai...
Come
un altro cioccolatino
in
una terra ancora straniera,
libertà
e perline colorate,
ecco
quello che ancora ci darai
con
una valigia di perplessità.
E
tu, colonna sonora,
di
un sogno dipinto di realtà,
non
puoi sfinirci
con
questo assurdo gioco
che
molti chiamano Amore!
Almeno
tu, Lucio, dicci
ancora
Perché...
Perché,
per poter vivere
un
giorno ancora con te...
con
te, senza neppure sapere Perché?
Maria
Adelaide Gallo
E
tu Vagabondo
Aureole
da Santo non ne hai
e
vagabondo per il Cielo te ne vai
e
a modo tuo chiedi al mondo
quel
rispetto che ora dai!
Eppure,
Lucio,
ti
ho portato qualcosa che ti piacerà:
ecco
il giornale e un
pacchetto
di sigarette, le tue,
solo
per te... solo per te
lo
sai, ma la tua mano
è
così piccola ormai
e
mi sfuggirà per sempre!
Tu,
Lucio, mi dirai
anche
qui decido io,
i
tuoi gesti, le tue parole
mi
diranno che ci sei stato
e
ci sarai...
E
a modo tuo...
sempre
tu solo deciderai
e
racconterai delle
due
formiche che
facevano
l'amore
all'angolo
di una strada oscura...
e
ancora riderai
e
piangerai lacrime di sogno
e
vorrai tornare...
Ma
tornare non potrai,
perché
tu, Lucio, non sei partito mai,
e
sempre sarai padrone del destino... E vai!!
Maria
Adelaide Gallo
La tua è una morte viva
Ti
ricordi Lucio,
di
quel Cielo matto di Marzo
e
di quel nostro incontro
che
ti portava lontano
verso
il mondo nuovo
che
volevi per forza raggiungere
ad
ogni costo, costi, costi, quel che costi?!
Io
ti lasciai libero di andare
per
farti ancora volare!
Ma
tu, Lucio, avrai pure
un
telefono vicino... non farci più aspettare...
dai,
chiamaci ancora dai,
e
noi saremo lì, solo e ancora per te!
Ora
sei figlio di una stella,
di
una stella sbarazzina,
mettiti
una nuova maglietta
e
un'altra collanina...
i
tempi stanno per cambiare
e
solo tu, Lucio, ora lo sai!
La
tua è “Una Morte Viva”,
sorridi,
e danza a tutto tondo,
sei
l'ospite d'onore di quel
lungo
ballo che farà per sempre tacere il mio cuore...
E
tu, invece, mangerai le nuvole
e
la tua fame
insieme
alle tue collane
ti
dovevano guarire!
E
invece tu, ultimo clown cialtrone,
te
ne sei volato e ci hai lasciato... !
Ma
non è finita sai... E tu Ritornerai... Ritornerai!
Maria
Adelaide Gallo
mercoledì 4 aprile 2012
Cotone
Preghiera
di una single per vocazione.
Salve,
buonasera, ci vediamo, ti vengo a prendere ...
Quanto
la fate lunga! Se avete qualcosa da dire, ditelo subito o tacete per
sempre. Stop! Basta parole. Basta, andatevene!
Voglio
restare sola e mettermi a leggere!
Leggere poi è una stravaganza per
me... perché mi stanco subito, mi viene il mal di testa e a parte un
po' di Vite dei Santi e qualche opuscolo ecclesiastico, dono
di Don Peppino, e Cuore e i Promessi Sposi in edizione
purgata e ridotta, non ho mai letto volentieri niente.
Io,
che esisteva una Monaca di Monza e con i baffi addirittura... e con i
capelli rossi infuocati, l'ho saputo solo un paio di anni fa dal
telesceneggiato col trio Lopez – Marchesini - Biscardi...
Figurarsi!
Mi
hanno dato un diploma chiudendo un occhio un po' qua e un po' là.
In
fondo servo a dare coraggio agli afflitti e a dimostrare dove si può
arrivare con la forza della fede, un po' di memoria e con l'aiuto del
tenente dei carabinieri!
Questa
mia casetta è l'ideale rifugio per una come me, dove allevare
perfino qualche gatto bastardino, con tutto l'indispensabile per il
cibo, il sonno e la pulizia personale. C'è persino il televisorino.
La mia casa è una manna dal cielo.
Sono
nata disgraziata, ma con il passare degli anni sono riuscita a non
schiattare, a rinsavire e a mettermi nelle mani del Signore.
Ogni
notte finisco per trovarmi umanizzata, inginocchiandomi davanti al
mio crocifisso tenuto insieme dallo scotch e appeso alla brandina. E
tutto, dopo aver sognato e pregato e ringraziato, si esaurisce con il
solito intenso formicolio doloroso... ma per fortuna passa presto!
Non
mi interessa di voi! Non mi importa della gente. La gente può ormai
ascoltarmi, sorridere, stringersi nelle spalle, trattarmi da matta!
Che importa, è tutta invidia! E più loro ingrigiscono, più io
fremo, rabbrividisco di piacere!
Insultatemi!
Avanti! Insultatemi! Ed io sarò bella, sempre di più! Sempre di
più!
Fa
che venga un po' di buio. Fa un po' più di buio, Signore, ti
supplico! Ho voglia di preghiera, di cielo, di buio, di Dio, di
tisane di tiglio nel bicchiere buono. Al diavolo! Al diavolo il
mondo... Che se ne vada tutto al diavolo!
Ho
bisogno solo di me. Dovrò pure trovare il modo di fuggire. Mio Dio,
sono vuota, non trovo più nulla. Sono in crisi di astinenza di
insulti... sono sfibrata!
Che
brutte palpebre ho, sarà meglio che mi vada a lavare.
Brontolo
troppo è vero, ma sono affascinata dal mio continuo borbottio
punteggiato di affermazioni stravaganti.
Ormai
i miei abiti sono i miei pensieri.
Un tocco di originalità e grazia
che voi non riuscirete mai ad ottenere, anche se voi acquistate abiti
veri che sono solo brandelli di stoffa di cotone colorati, in negozi
di lusso, che costano cinque volte i miei.
Mai
in vita mia ho fatto sogni d'amore, un sentimento ben lontano dai
miei pensieri, anche se voi, incapaci di credere che si possa vivere
senza un piccolo sprazzo di innamoramento, mi avete attribuito
relazioni amorose inventate, rivelando la vostra fragilità.
In
me l'orgoglio ferito è emozione. Non ha giocato la sua parte come su
tante donne, perché non sono affetta da grandi complessi di
inferiorità.
Avete
idee antiquate! Per voi il matrimonio... è il matrimonio, e
l'adulterio una cosa sbagliata.
Vi sposate, e poi cosa trovate, una
piccola casa vuota e polverosa da sistemare. Dovete vedervi correre
per le stanze, aggrappate all'aspirapolvere. All'improvviso si
imbizzarrisce e comincia a schizzare come una freccia e voi urlate e
chiedete aiuto.
Prendete
la caccia ad esempio. Secondo me i lavori domestici sono molto più
faticosi e rischiosi della caccia, non c'è paragone.
E poi dopo la
caccia ci davano le uova all'ora del té e ci facevano riposare per
qualche ora .. Invece dopo che hai fatto le faccende di casa... tutti
si aspettano che tu vada avanti come se non fosse successo nulla di
speciale.
Per
questo Dio non ha voluto che fossi una moglie, ma una puledra
fuggiasca.
Si
è fatto troppo tardi, ed il treno vicino alla finestra avanza nella
notte ... rivedo la mia vita senza un grande amore, né una grande
felicità... un successo tutto sommato.
Il
treno rallenta e noto nello scompartimento Parigi-Milano tre grossi
francesi dormienti e una donna piangente in piena solitudine...
sorrido... e in un attimo è mattina.
La
mattina presto la città ha un aspetto allegro e indaffarato. Una
promessa di cose deliziose che verranno, un profumo ottimista di
caffè e croissants, che non si trova altrove.
La gente accoglie il
nuovo giorno come se avesse la certezza che le piacerà. C'è
l'orchestra dei clacsons, il fischio dei vigili.
E
io?...
Io
mi unirò virtualmente a coloro che hanno passato la notte nei locali
notturni e andrò finalmente a riposare.
Inizio
a pregare: «Ave Maria, gratia
piena, dominus tecum... ».
Canapa
Un
sorriso, un bluff, uno schiaffo...
Lui
senza di me non può stare... io senza di lui sì. Non voglio che
lui dica: «Questa è la mia
donna ... ».
Io
sono MIA, eppure vorrei che lui tornasse con me, che si innamorasse
di nuovo di me.
L'ho
lasciato io e non mi aveva neppure tradito... Ora sono disperata, per
cui pensando a lui devo credere di aver smarrito una bicicletta.
Come
si fa con le biciclette perdute? O la trovi subito o non la ritrovi
più.
Ora lo volete un consiglio? Restate con i vostri fidanzati.
Restateci insieme, non lasciateli, perché dopo ve ne accorgerete,
non sapete quello che perdete.
Cosa? L'amore non esiste?! Come si può
sostenere che l'amore non esiste se uno impiega tante energie,
soffre, è felice, è contento, sopporta tutto, o addirittura lascia
ogni cosa?
L'amore
esiste eccome... E' una malattia del cervello, un incontro tra due
nevrotici. All'inizio si sente qualcosa, forse solo un batticuore per
l'emozione che può dare la conquista. Ma poi tutto finisce e non
resta che la calma piatta.
E
adesso sto sola. E la sera che faccio? Ripenso a tutte le cose che io
e lui ci raccontavamo quando stavamo insieme... Sto bene così? Mi fa
piacere stare così?... No, sto male, mi darei una schiaffo!!! Io sto
male e voi che fate... ridete? Mi sembrate tutti pazzi, come se
aveste caricato casse di cocaina su un idrovolante e vi dichiaraste
normali. Ma chi è normale?
Io
non accetto, io non sopporto, io non voglio, ma non mi arrendo.
Voglio restare per me e per gli altri un eterno enigma, altro che
ridere! E non lamentatevi mai... sarà la vostra fortuna!
Gli
amori giovanili? Sì certo, ma ne ho avuti anche dopo, anche ora per
dire, e hanno coperto e annullato i primi. Queste sono le nostalgie
più forti.
Qual'è
il mio uomo più importante? Ma quello che devo ancora incontrare...
no?! Cos'è la coppia? E' un nuovo gelato di crema con un po' di
champagne.
Basta
piangere. Per Dio, che sciocca sono, perché mi lamento, mi sono
forse bagnata? Sbagliato! Sono fiera, contentissima. E' un momento
molto bello. Le farfalle sono libere e le stelle sono eterne, non ho
tempo per rivivere il passato. Gli amori? Piccole storie di piccola
gente che non grida.
Non mi ama più? Chi se ne frega, perché
l'unica cosa che non vorrei ora è rincoglionirmi. Anzi per
rincuorarmi accendo il video e mi sparo un bel Viale del tramonto.
Non sono una ragazzina che va per "disco" e i bei Nights
non esistono più. Alla mia età voglio essere rispettata. Io non
rompo le scatole a nessuno.
La
verità è che bisogna accettare fino in fondo di rimanere soli. Però
bisognerebbe farlo con serenità e saggezza... E io non ne sono
capace, nessuno al mondo ne è capace. Lo sappiamo fin dal momento in
cui nasciamo.
E'
una meraviglia se possiamo ancora mettere assieme un'idea. Ci
nutriamo dei nostri veleni e viviamo nella terra di nessuno. Ma chi
ha mai pensato a contestarci?
E
se lo facessi io? Sarebbe troppo tardi, sarebbe proiettare un film
claustrofobico in bianco e nero con velature grigie. Scusate il
ritardo.
Cambiamo
pagina! E se pensassi a un funerale? Non sarebbe la stessa cosa? Cosa
rappresenta meglio la claustrofobia che i parenti del morto radunati
in una stanza a prendere il caffè? Tra le persone vestite di scuro
che parlano sottovoce mentre bevono il caffè emergono i piccoli e i
grandi drammi della vita del protagonista: il morto. I problemi
irrisolti, la sua insoddisfazione, la rivalità con i fratelli,
l'insofferenza per gli amici appiccicosi, i corteggiamenti, etc,etc.
E' proprio la vicinanza che crea la claustrofobia per manifestare il
malessere. Meglio allora una solitudine disinvolta e guardare fuori
la finestra ...
Il
giardino si estende davanti a me in una morbida deriva, i colori si
mischiano in tutti i modi possibili: un letto sfatto di verdi, di
bruni, di aranci, di rossi, di gialli, di rosa. Non sono sola ho il
mio cane, un cane vecchio. Striscia ora fuori da sotto il mio letto
perennemente colorato, muove la coda, si mette dritto sulle zampe, mi
annusa, mi guarda fisso e poi si allontana lentamente, lentamente,
camminando tutto storto. Questa è la calda tenerezza.
Il
campanello spezza l'incanto.
Vado
lentamente verso la porta. Apro incuriosita. Lo vedo: è lui! E'
tornato da me con un fiore in mano, che stupido!
«Ciao
capra!», «Ciao
montone!».
E'
tardi non ti voglio più!
Chiudo
la porta adagio e mi allontano riavvinta dalle mie fantasie di
canapa.
Un sorriso, un bluff, uno schiaffo... la vita pian piano se
ne va.
Lana
Le
chiusi gli occhi, le truccai scrupolosamente le palpebre con il khol,
le pettinai i capelli e la vestii con la sua più bella camicia in
lana pura e vergine. Era alta, forte, dai lineamenti dolci, ma con
una espressione ermetica e taciturna. Pian piano sotto la luce fredda
dei riflettori acquistò la sembianza di un giaguaro ed imparò ad
orientarsi.
Smise
di sorridere. La sua faccia divenne dura, la pelle del colore della
terra, l'occhio asciutto. La sua solitudine era peggio della fame.
Era diventata a poco a poco un animale della foresta, tutto istinto,
riflessi, slanci, nervi, ossa, muscoli, pelle, fronte aggrottata,
mascella stretta, ventre teso.
Qualcosa di tiepido cresceva dietro
l'apparente durezza e il silenzio, qualcosa che la stupì più di
qualsiasi altro mutamento subito fino ad allora.
Cominciò
ad amare i suoi compagni, voleva dare la vita per loro, sentiva il
desiderio di abbracciarli e dire loro: «Ti
voglio bene». Poi quel
sentimento si estese fino a comprendere tutta la folla anonima che si
sarebbe radunata composta davanti allo schermo. E allora capì che la
rabbia si era trasformata... Non rimpiangeva neppure più l'amore
perduto, semplicemente pian piano si era lasciata sprofondare
nell'indolenza per cui aveva sempre avuto vocazione.
"Questa
volta sono stata molto brava", pensai vedendo il risultato. E
intanto iniziarono a sfilare davanti ai miei occhi ipnotizzati
migliaia di fotogrammi, metri e metri e metri di rigida coinvolgente
pellicola, come un lungo film non ancora finito. Erano i ricordi
della prima frangia dell'adolescenza, della giovinezza.
Le
discussioni su come pagare la bolletta della luce, della Sip... le
condizioni di casa un po' precarie... neanche un po': molto.
Sono
queste le storie che hanno segnato di più la mia vita, mi ripeto,
finalmente libera e spogliata nel mio comodo letto, unico lusso che
mi sono concessa. Sì queste storie, più del cinematografo, dei
soldi, delle persone.
Un'attrice
faceva impazzire per il problema di un'ombrosa barbetta? Io pronta:
«Si rimedia con il trucco».
Per me il cinema significava soprattutto lavorare, guadagnarmi il
pane. Per gli altri, i più, è un modo stupendo per confermare
antiche tradizioni che la gente conserva come un tesoro. Peccato che
non ero io la creatrice, né tantomeno la proprietaria di quel
tesoro.
So tutto questo e anche di più. Son la più lucida. E me ne
rallegro, almeno mi eviterò le canzonature. Chissà perché
pretendono tanto da me, che in fondo c'entro così poco con tutta la
cosa... Tutti quanti pigliano un premio prima o poi, ringraziano e se
ne vanno.
Io no, mai... Eppure sto sempre lì come un albero, come
una sedia. Tutti mi cercano, mi chiamano... e poi?... Arrivederci e
grazie. E io a ripetere: «Sono
contenta. Grazie e arrivederci».
Se
potessi inventare qualcosa, inventerei un gabinetto, perché lì sui
sets fanno proprio schifo. Per la prima volta sorrido. Quante file
per occupare un posto in quegli pseudo scatoloni maleodoranti.
Quasi quasi conviene portarsi la sedia da
casa.
E avanti pure... Scuoto la testa... già pronta a scusarmi se avevo
potuto pensare una cosa così... Eppure anche questo è cinema.
E
intanto mi risistemo la frangetta rossa, alta in testa che mi dà
un'espressione buffa da civetta.
Ho sempre sognato per me un maschio
occhialuto. Io invece ho gli occhi di un bel nocciola rosato, un naso
a becco molto invitante, sono alta, ben proporzionata, un po'
androgina, ma sul femminile, per via di due bei pompelmi rosa situati
un po' sotto il collo.
Sono una figlia unica maggiorenne e maggiorata
e tutta ancora da maritare. Sono un'innocente, non mi sono mai
riconosciuta nella figura di un capo.
"Accettatemi
come sono", vorrei dire, "la vita è bella... cerchiamo di
viverla insieme!". Mi alzo. E' già un quarto alle sei, presto
per alcuni, troppo tardi per me... un incubo.
Si
rincomincia... Un'altra corsa sul set... Altri specchi, altri
piumini, altri pennelli, altri fards, altri khols... Basta... basta.
Prima una, sotto un altro, poi, ancora lei, ... oh, ... non è
possibile. Tutto uguale, si rincomincia ... e lei che mi sussurra:
«Merci chèrie, toi, tu me fais
très sensuelle».
Apro
una finestra e vedo una fila di ometti, piccolini, che portano delle
grandi scenografie , forse per il film Il ritorno di Godzilla 2,
la vendetta! Magari... , penso, finalmente una cosa seria! A
molti sembra scandaloso, a me sembra addirittura banale il triangolo
marito – moglie - amante. Nel cinema invece è norma.
Tutto
piatto, tutto uguale.
Finzione
e basta.
E
tutto sembra così vero, così entusiasmante, così utile...
Cinema,
cinema ancora cinema... E a che cosa serve mai?
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