Ah
sì! Mia madre... ha sempre voluto che scrivessi, è una donna, e le
donne si sa si fanno certe idee sulla progenie!
Io
mi sono messa a scrivere quando si è ammalata. Ogni sera le leggevo
tutte quelle pagine che a stento scrivevo. Dio sa perché le faceva
bene. Ho continuato a farlo nonostante il progredire della sua
sordità... Sedici anni di letture di cui non ha sentito neanche una
parola... ma l'unico sorriso della sua giornata era impagabile!
E
adesso? Per chi scriverò adesso? E chi mi ascolterà senza sentire,
adesso? Boh, sorvoliamo. E' meglio.
Ho
appena evocato la mia vecchia santa madre e già mi sento incollata
addosso l'aria insopportabile di una bambinetta capricciosa.
Meglio
aprire le finestre e respirare profondamente... così: uno... due...
e via! Magari va pure meglio!
Non
va affatto meglio, mi sono beccata un sonoro raffreddore e tutti ora
mi dicono: «Si soffi il naso e
stia lontano da me mentre parla... per cortesia, i tre passi
regolamentari... ».
Uffa, pure
questa ci voleva a me che vivo da sola! Se mi ammalo che faccio? Sarò
costretta a finire in clinica. Sarebbe quasi meglio una prigione,
invece no, finirò in una di quelle cliniche belle, discrete,
riservate... una specie di Paradiso artificiale infatti, una clinica
bianca come l'eroina più pura.
Vorrei
invece essere libera, perché essere liberi vuol dire anzitutto
essere liberi dal bisogno di capire...
Meglio,
per evitare sgradevoli conseguenze, inghiottire le due piccole
pillole, pallide in verità, con un lungo sorso di burbon, asciugarsi
la bocca con il dorso della mano e andare a fare lo shopping Medio
Orientale per immergersi tra profumi, essenze, incensi, mieli e
lassativi naturali.
E' il mio rifugio, l'unico Paradiso, quando penso
di aver perso l'anima, di aver perso la patria, di non aver più un
soldo. Perché vado sempre lì? Semplicemente per l'aria rassicurante
del proprietario. Ha il volto lucido, gli occhi stretti e orientali,
i denti candidi, i capelli scuri. Ovviamente non c'entra nulla ma per
me lui aveva l'aria dell'indiano cattivo dei films Western, e questo
bastava.
Esco
tranquillizzata con pillole a base di eucalipto ed ippocastano
estremamente emollienti. Balsamo di tigre, fondamentale, essenza pura
di verbena così magica e bende sterili di lino con cui avvolgermi
prima di immergermi nell'acqua semibollente profumata al cedro nella
mia vasca a cuore, insuperabile nel curare lo stress eliminando i
reumatismi.
Ora veramente non potevo desiderare di più. In fondo non
è poi tanto per una che vive da sola.
Mia
madre! Ancora lei... diceva sempre: «Siamo
dei poveri che vivono da ricchi. Risparmiamo sulla spesa e ci
concediamo per Pasqua e per l'Epifania viaggi, incontri, alberghi
dall'aspetto romantico». Si
intonavano tanto alla mia fragile costituzione. E aveva ragione lei,
non c'è che dire!
La mamma è sempre la mamma.
Mangiavamo
per mesi e mesi minestra e mele, soltanto minestra e mele per poter
fare viaggi, anche costosi, perché no.
Il vino, quello buono, invece
non ci mancava mai. Quello ce lo regalava il caro nonno Gianni fu
Barba Carlo. Faceva l'organista in chiesa ed era bravo nell'arte del
suono, del canto, e della spiritualità. Prima di dormire mi faceva
sempre ripetere: "La Vergine degli Angeli, ci copra con il suo
manto", e poi mi leggeva con voce cantilenante alcune pagine di
un vecchio breviario, comprato all'asta per la vendita della
canonica.
Mi
manca tanto anche lui... ma pazienza, non si può avere tutto dalla
vita!
Ecco
un'altra cosa che vorrei: un vecchio disco con la voce di Socrate...
Questa sì che sarebbe la cosa più straordinaria che ci si possa
immaginare, non credete anche voi? Annuite soltanto... come siete
premurosi! Bhè, questo mi basta!
Chi
sono? Chi voglio essere nella vita? Cosa farò da grande?
Buon Dio
del cielo, non lo so. Lo saprò più tardi, più tardi saprò più di
quanto abbiano potuto insegnarmi nella loro scuola quello stupido
professore di lettere e il suo borioso preside. Imparerò tutto da
sola come niente fosse.
Ah,
scemenze. Mi sto raccontando delle storie, perderò degli anni se
adesso non mi ci metto d'impegno, ora, subito... Non posso non
provare un senso d'angoscia. Qui non si fa in tempo a dire Buon
Natale che subito ti arriva addosso Pasqua, e poi ancora il Natale e
poi ancora la Pasqua... , finché un brutto giorno incontri un
compagno di quella vecchia scuola ammuffita che ti dice : «Ieri
ho ritirato la carta d'argento».
«E che cos'è?»,
gli chiedo. «Come»,
si stupisce lui, «non sai che
cos'è la carta d'argento? Tutti possono avere la carta d'argento,
basta avere sessant'anni. Guarda che è sul serio una grande
comodità, sui treni ti fanno lo sconto del trenta per cento».
«E io che c'entro?»,
vorrei dirgli, ma mi manca il coraggio.
Un
tuono più fragoroso degli altri mi risveglia bruscamente, non era
vero nulla. E' stato tutto un brutto sogno condito con l'olio buono
della nostalgia. Per fortuna però! L'unica realtà è che pioveva da
tanto e io avevo, cosa incredibile, dormito e magari russato pure!
Dal
piano inferiore non proviene rumore alcuno. Guardo l'orologio: sono
le sei.
Oggi
ho tante cose da fare: telefonare al fiscalista per la denuncia dei
redditi, riprendere la stesura del diario e fare una visita di
condoglianze ad un vecchio compagno di scuola che ha perduto la
moglie.
La
cena ieri sera e poi quel programma televisivo... era stato veramente
interessante: tutti quei discorsi sul caso e la necessità...
Però,
che strano sogno avevo poi fatto...
Bello,
no? E tutto... da sola.
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