mercoledì 4 aprile 2012

Lino


“Da sola”

Ah sì! Mia madre... ha sempre voluto che scrivessi, è una donna, e le donne si sa si fanno certe idee sulla progenie!
Io mi sono messa a scrivere quando si è ammalata. Ogni sera le leggevo tutte quelle pagine che a stento scrivevo. Dio sa perché le faceva bene. Ho continuato a farlo nonostante il progredire della sua sordità... Sedici anni di letture di cui non ha sentito neanche una parola... ma l'unico sorriso della sua giornata era impagabile!
E adesso? Per chi scriverò adesso? E chi mi ascolterà senza sentire, adesso? Boh, sorvoliamo. E' meglio.
Ho appena evocato la mia vecchia santa madre e già mi sento incollata addosso l'aria insopportabile di una bambinetta capricciosa.
Meglio aprire le finestre e respirare profondamente... così: uno... due... e via! Magari va pure meglio!
Non va affatto meglio, mi sono beccata un sonoro raffreddore e tutti ora mi dicono: «Si soffi il naso e stia lontano da me mentre parla... per cortesia, i tre passi regolamentari... ». 
Uffa, pure questa ci voleva a me che vivo da sola! Se mi ammalo che faccio? Sarò costretta a finire in clinica. Sarebbe quasi meglio una prigione, invece no, finirò in una di quelle cliniche belle, discrete, riservate... una specie di Paradiso artificiale infatti, una clinica bianca come l'eroina più pura.
Vorrei invece essere libera, perché essere liberi vuol dire anzitutto essere liberi dal bisogno di capire...
Meglio, per evitare sgradevoli conseguenze, inghiottire le due piccole pillole, pallide in verità, con un lungo sorso di burbon, asciugarsi la bocca con il dorso della mano e andare a fare lo shopping Medio Orientale per immergersi tra profumi, essenze, incensi, mieli e lassativi naturali. 
E' il mio rifugio, l'unico Paradiso, quando penso di aver perso l'anima, di aver perso la patria, di non aver più un soldo. Perché vado sempre lì? Semplicemente per l'aria rassicurante del proprietario. Ha il volto lucido, gli occhi stretti e orientali, i denti candidi, i capelli scuri. Ovviamente non c'entra nulla ma per me lui aveva l'aria dell'indiano cattivo dei films Western, e questo bastava.
Esco tranquillizzata con pillole a base di eucalipto ed ippocastano estremamente emollienti. Balsamo di tigre, fondamentale, essenza pura di verbena così magica e bende sterili di lino con cui avvolgermi prima di immergermi nell'acqua semibollente profumata al cedro nella mia vasca a cuore, insuperabile nel curare lo stress eliminando i reumatismi. 
Ora veramente non potevo desiderare di più. In fondo non è poi tanto per una che vive da sola.
Mia madre! Ancora lei... diceva sempre: «Siamo dei poveri che vivono da ricchi. Risparmiamo sulla spesa e ci concediamo per Pasqua e per l'Epifania viaggi, incontri, alberghi dall'aspetto romantico». Si intonavano tanto alla mia fragile costituzione. E aveva ragione lei, non c'è che dire! 
La mamma è sempre la mamma.
Mangiavamo per mesi e mesi minestra e mele, soltanto minestra e mele per poter fare viaggi, anche costosi, perché no. 
Il vino, quello buono, invece non ci mancava mai. Quello ce lo regalava il caro nonno Gianni fu Barba Carlo. Faceva l'organista in chiesa ed era bravo nell'arte del suono, del canto, e della spiritualità. Prima di dormire mi faceva sempre ripetere: "La Vergine degli Angeli, ci copra con il suo manto", e poi mi leggeva con voce cantilenante alcune pagine di un vecchio breviario, comprato all'asta per la vendita della canonica.
Mi manca tanto anche lui... ma pazienza, non si può avere tutto dalla vita!
Ecco un'altra cosa che vorrei: un vecchio disco con la voce di Socrate... Questa sì che sarebbe la cosa più straordinaria che ci si possa immaginare, non credete anche voi? Annuite soltanto... come siete premurosi! Bhè, questo mi basta!
Chi sono? Chi voglio essere nella vita? Cosa farò da grande? 
Buon Dio del cielo, non lo so. Lo saprò più tardi, più tardi saprò più di quanto abbiano potuto insegnarmi nella loro scuola quello stupido professore di lettere e il suo borioso preside. Imparerò tutto da sola come niente fosse.
Ah, scemenze. Mi sto raccontando delle storie, perderò degli anni se adesso non mi ci metto d'impegno, ora, subito... Non posso non provare un senso d'angoscia. Qui non si fa in tempo a dire Buon Natale che subito ti arriva addosso Pasqua, e poi ancora il Natale e poi ancora la Pasqua... , finché un brutto giorno incontri un compagno di quella vecchia scuola ammuffita che ti dice : «Ieri ho ritirato la carta d'argento». «E che cos'è?», gli chiedo. «Come», si stupisce lui, «non sai che cos'è la carta d'argento? Tutti possono avere la carta d'argento, basta avere sessant'anni. Guarda che è sul serio una grande comodità, sui treni ti fanno lo sconto del trenta per cento». «E io che c'entro?», vorrei dirgli, ma mi manca il coraggio.
Un tuono più fragoroso degli altri mi risveglia bruscamente, non era vero nulla. E' stato tutto un brutto sogno condito con l'olio buono della nostalgia. Per fortuna però! L'unica realtà è che pioveva da tanto e io avevo, cosa incredibile, dormito e magari russato pure!
Dal piano inferiore non proviene rumore alcuno. Guardo l'orologio: sono le sei.
Oggi ho tante cose da fare: telefonare al fiscalista per la denuncia dei redditi, riprendere la stesura del diario e fare una visita di condoglianze ad un vecchio compagno di scuola che ha perduto la moglie.
La cena ieri sera e poi quel programma televisivo... era stato veramente interessante: tutti quei discorsi sul caso e la necessità...

Però, che strano sogno avevo poi fatto...

Bello, no? E tutto... da sola. 

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